LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO AZIENDALE AI TEMPI DEL COVID 19 E NON SOLO.
- Roberto Guardì
- 12 mag 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 13 mag 2020

Il problema della tutela dei patrimoni delle imprese, così come di quelli personali e familiari degli imprenditori (di cui parleremo a breve in una prossima occasione), è divenuto ancora più preminente in questo difficile periodo.
Molte le proposte del mondo della consulenza, sia nell’editoria tradizionale, sia nel web.
Le osservazioni che seguono trattano alcuni punti qualificanti al fine di fornire un primo orientamento a chi si trova nella condizione di dover proteggere la propria azienda, e relativa consistenza patrimoniale, dalle difficoltà legate o meno al difficile momento.
Il tipico scenario di una impresa in stato di difficoltà è costituito da problemi nei pagamenti dei fornitori e nel rispettare gli impegni con gli Istituti di Credito e con il fisco.
Non è raro che l’imprenditore affronti tali situazioni per lo più da solo.
Intendo dire che anche la presenza dei professionisti che abitualmente lo assistono, quasi mai dà all’imprenditore quell’aiuto, quella assistenza e quell’affiancamento organici, che gli consentono di affrontare le vicissitudini senza esserne, quantomeno psicologicamente, fortemente coinvolto con gli inevitabili riflessi che ciò comporta nello svolgimento del suo vero impegno, che è quello di promuovere l’attività sul mercato, curarne l’operatività e realizzare gli utili.
Non solo, quando la situazione si fa particolarmente problematica, egli ne rimane schiacciato, perdendo via via energia, lucidità e capacità di azione.
Affrontare una crisi aziendale, anche ai primi segnali, richiede capacità professionale, distacco emotivo, dedizione, tempestività. E’ del tutto evidente che l’imprenditore non potrà sostenere un tale carico con successo, continuando a gestire l’attività propria della sua impresa.
Redigere piani di ristrutturazione dei debiti, negoziare con fornitori e banche, agendo con tempestività, correttezza ed efficacia richiede una specifica, specializzata e dedicata attività e preparazione, che può essere svolta con la massima efficienza da terzi professionisti incaricati precisamente a questo scopo.
Nello stesso tempo non deve essere trascurato l’aspetto relativo a insidie, riflessi e rischi di natura giuridica, che sono molti e tutt’altro che trascurabili.
Ebbene, per poter gestire al meglio le crisi più o meno gravi che si possono incontrare, oltre alla corretta gestione delle problematiche, è fondamentale disporre di adeguate risorse liquide.
Per questa ragione, un primo e fondamentale aspetto sul quale è indispensabile porre la massima attenzione, ancor prima che si manifestino preoccupanti sintomi di crisi, è la liquidità, la cassa.
E’ frequentissimo che gli imprenditori, per la maggioranza dei quali la massima correttezza nel proprio operare è un comandamento, non trascurino mai di adempiere agli impegni aziendali con assoluta puntualità.
Ciò è senz’altro un bene, ma una strategia di cassa non dovrebbe mai mancare. In altre parole, la consistenza della cassa, delle disponibilità immediate e liquide, deve essere un punto fermo. Quindi le scadenze vanno onorate sì, ma mantenendo sempre un adeguato margine di liquidità. Non è affatto un bene operare, come spesso accade, intaccando sensibilmente le risorse finanziarie liquide disponibili: “pago anche questo, tanto devo incassare, forzo un poco l’affidamento bancario, metto mie risorse personali ……”.
Facile a dirsi, si dirà. Certo, la realtà è complessa e raramente gestibile. Ma non basta.
Vediamo di comprendere per grandi linee come si possa conciliare l’esigenza di non intaccare la disponibilità liquida aziendale a fronte della necessità di rispettare le scadenze.
Due i lati del problema: prevenzione e rimedi.
Per prevenire la riduzione delle risorse liquide è indispensabile una rigorosa programmazione. Ciò sarebbe sufficiente (ed anche facile) se non si verificassero fatti quali insoluti da parte di clienti, importanti flessioni del fatturato e così via: che è poi purtroppo la quotidianità.
Quando, in questi casi, la corretta, quotidiana e attenta programmazione non è sufficiente, l’imprenditore si trova a dover scegliere tra pagare puntualmente e compromettere la liquidità o cercare altre soluzioni.
La risposta è: far finta che i soldi non ci siano! E cercare quindi soluzioni diverse come lo spostamento di una scadenza, un accordo con il creditore per ridurre l’importo dovuto rappresentando una difficoltà, rinviando un adempimento tributario valutandone bene le conseguenze e i costi e così via.
Si badi, la crisi di liquidità è la spia che qualcosa non va.
Compiuti degli sforzi per rispettare le scadenze in momento di pre-crisi, compromettendo la liquidità, la cassa, si finisce col non riuscire comunque a fronteggiare quelle successive, con l’aggravante di non avere più risorse per affrontare in pieno la crisi vera e propria, con conseguenze assai gravi.
Quindi oltre a cercare la ragione della difficoltà che si è creata, bisogna assolutamente evitare che, superato il primo, il secondo incaglio, si arrivi al fatidico momento in cui a fronte della scadenza del momento non si ha la liquidità necessaria.
A quel punto la crisi è conclamata ed occorre, come abbiamo detto sopra, mettere in campo particolari iniziative al fine di superarla.
Il successo di tutte le azioni che si intraprenderanno sarà determinato, anche nella misura della riuscita, dalla liquidità, dalle disponibilità di cassa. Senza o scarseggiando le quali, tutto diventa molto più difficile (se non impossibile), incerto e costoso.
Avv. Roberto Guardì
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